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La composizione dell'Uomo

2023-09-30 17:11

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La composizione dell'Uomo

Il Corpo umano è uno strumento dell’Atma (Anima individuale) fondamentale per tornare alla Sorgente e unirsi col Divino Eterno Brahman (Sé).

Com’è fatto l’uomo?

La prima riga del Gayatri Mantra recita: «Om Bhuh Bhuvah Svah». Si considera questo mantra riferito ai tre mondi: la Terra, l’Atmosfera o Mondo Intermedio ed il Paradiso, cioè lo Svarga, la dimora degli Dei. Bhuh si riferisce al corpo, costituito dai cinque elementi chiamati pancha bhuta, i quali sono costitutivi della Natura, detta Prakriti, poiché i medesimi elementi che costituiscono la natura formano anche il corpo. Bhuvah è l’energia vitale che dà vita al corpo, la prana shakti. Anche in presenza dell’energia vitale, se manca lo stato di consapevolezza (jnana), il corpo non è di alcuna utilità. Ed è a questo proposito che i Veda hanno dichiarato che l’Assoluto, Dio, è uno stato di consapevolezza costante e non frammentario. Ed è proprio questo stato di consapevolezza che conferisce all’energia vitale la funzione di dar vita al corpo. Il corpo in sé è materia priva di forza. L’energia vitale agisce in esso come vibrazione, la quale trae forza da Dio. Quindi corpo, energia vitale e Consapevolezza sono tre elementi compresenti nell’uomo. In un uomo è presente tutto il cosmo in miniatura. È in forza di questi tre elementi costitutivi che noi siamo in grado di vedere il cosmo, di sperimentare molte altre cose. Dentro di noi c’è ogni potere e l’esteriore è un riflesso dell’essere interiore.

Ne consegue che la vera umanità (manavatvam) è la divinità stessa (daivatvam), ed è per questo che i Veda affermano che il Divino si manifesta nella forma umana: «ogni essere umano è sostanzialmente divino; ma a causa del suo attaccamento al corpo, si considera un semplice uomo. Come ha fatto questo corpo umano ad essere animato dall’energia vitale? Da dove è venuta questa energia vitale? Dall’energia del Sé (Atma Shakti). L’energia vitale esegue tutte le attività servendosi del potere del Sé».

 

Il Corpo dell’Anima

Il Corpo umano è uno strumento dell’Atma (Anima individuale) fondamentale per tornare alla Sorgente e unirsi col Divino Eterno Brahman (Sé). L’Atman è incastonato nel Panchakosha (Pancha: cinque; Kosha: fodero, involucro, contenitore, guaina). Questi cinque involucri costituiscono l’anima individuale. Essi sono:

  1. ANNAMAYA KOSHA: Corpo Grossolano, denso;
  2. PRANAMAYA KOSHA: Corpo Sottile (5 soffi vitali, 5 sensi);
  3. MANOMAYA KOSHA: Corpo Sottile (Organi di percezione, Mente);
  4. VIJNANAMAYA KOSHA: Corpo Causale;
  5. ANANDAMAYA KOSHA: Corpo Causale o Super Corpo Causale.

I 5 involucri

I Panchakosha sono quindi i "cinque involucri". Secondo il Vedanta tali guaine o kosha si sovrappongono al Sé:

  1. Ànandamayakosha: la guaina fatta di beatitudine (ananda), preludio allo Yoga, all'unione dell'aspirante con Dio, il Paramatman. È il più interno rivestimento del Sé, ossia quello ove la coscienza giace nel suo stato di unità indistinta. È la sede dell'anima (jiva) nello stato di sonno profondo.
  2. Vijnanamayakosha: "involucro fatto di intelletto", "il kosha fatto di conoscenza intuitiva", veicolo di huddhi. Vijnana significa "intelletto puro", sinonimo di buddhi, come "conoscenza sintetica-integrante" in rapporto a manas, da cui proviene una conoscenza distinta e analitica ma è anche conoscenza in quanto consapevolezza. È la cosiddetta mente superiore.
  3. Manomayakosha: "involucro fatto di pensiero"; la mente, il guscio costituito dalla mente empirica, guaina mentale. È la mente selettivo-istintuale che opera tramite l'attrazione-repulsione.
  4. Pranamayakosha: "guaina dell'energia vitale"; involucro costituito di prana. È costituito dall'insieme delle energie sottili cosiddette praniche, le quali mantengono in vita il corpo grossolano.
  5. Annamayakosha: "involucro fatto di cibo", di alimenti, il corpo fisico. Corrisponde al corpo grossolano ed è appunto costituito dal cibo elaborato e trasformato, assimilato.

I kosha circoscrivono e racchiudono il jivatman (Anima dell’individuo) ma, nello stesso tempo, sono contenuti e compresi nell'Àtman, sicché ne costituiscono delle modificazioni sovrapposte (upadhi) e come tali ne velano l'essenziale natura di pura Consapevolezza.



 

Il Corpo grossolano o corpo materiale, denso, detto anche Sthula Sharira, è formato dall'annamayakosha, ascritto allo stato di veglia.

Il Corpo Sottile o Sukshma Sharira (Deha) o Linga Sharira è composto dal pranamayakosha, manomayakosha e vijnanamayakosha.

Il Corpo Causale o Karana Sharira corrisponde all'anandamayakosha.

Il primo, Annamayakosha, si riferisce al corpo umano materiale, che costruisce sé stesso di materia alimentare, cresce di essa e decade quando manca. Lo strato successivo fornisce energia e protegge il corpo fisico; è detto Pranomayakosha, strato energetico interiore. Queste parti del corpo formano il Maya deha.

Il Pranomaya-kosha genera il calore che si forma nel corpo, fa sì che esso vi si diffonda e che di conseguenza il flusso sanguigno scorra nel sistema vascolare.

Il terzo strato, o Manomayakosha, si riferisce alla mente; se esso non esistesse non potrebbero esistere neanche i primi due strati. Nel Manomayakosha si generano i pensieri e i desideri. In qualche misura la mente, ossia il Manomayakosha, è d'aiuto e d'appoggio al Pranomayakosha.

Poi viene il Vijnanamayakosha, che fornisce all'uomo il potere di discriminare tra il bene e il male. Se il Vijnanamayakosha non esistesse, i primi tre strati, o involucri, o livelli che dir si voglia, sarebbero senza vita e impossibilitati a funzionare. Il Vijnanamayakosha permette di conoscere la materia e il suo funzionamento, di riconoscere le reazioni e gli echi del mondo materiale. I pensieri e le idee che si generano in noi sono chiamati Vijnana.

La sorgente di tutti questi kosha è il tesoro che ci dà vita, che è detto Ànandamayakosha. Da questo sono sorti gli altri quattro kosha inferiori. Lo Spirito dell'Atman, base di tutte le cose, è l'ananda, base pure di tutti gli altri kosha.



 

Quindi tornando ai quattro kosha (annamaya, pranomaya, manomaya, Vijnanamaya) essi nascono tutti dall'anandamaya. L'oggetto primario dell'Anandamaya è l'esercizio della volontà (iccha) o Sankalpa. Essa è fusa e contenuta entro l’Atman, perciò cessa ogni sua manifestazione quando ritorna a immergersi nel Sé interiore, nell'Atman. I Cinque involucri rivestono l'Atman e ne celano il fulgore; occorre mantenerli puri e lucenti. L'Annamayakosha dev'essere purificato con un'alimentazione buona, pulita e pura; il Pranomaya per mezzo d'una respirazione calma e regolare e d'un carattere imperturbabile; il Manomaya con pensieri sacri e con emozioni intangibili dagli attaccamenti ai sensi, dalla gioia e dal dolore; il Vijnanamaya mediante la contemplazione della Realtà e l'Anandamaya per mezzo dell'estasi della Realizzazione di Dio".



 

L'individuo è Purusha, colui che risiede in questo pura, ossia in questo castello o fortezza che è il corpo.

I 5 elementi

Il corpo (da non confondere solo con il corpo umano, ma inteso come corpo generale dell’anima) è un prodotto formato dai cinque elementi:

  1. Etere (Akasha);
  2. Aria (Vayu);
  3. Fuoco (Agni);
  4. Acqua (Jala);
  5. Terra (Prithivi)

Ogni elemento viene originato da quello che lo precede ed infine alla base vi è ovviamente il Brahman (Sé).

Quindi dal Brahman ebbe origine l’energia e l’intelligenza cosmica, da esse nacque lo spazio, poi l’aria che a sua volta formò il fuoco, quindi l’acqua ed infine la terra.

Ognuno di questi elementi, a sua volta, viene suddiviso in ulteriori cinque parti che sono:

TERRA (PRITHIVI)

​ACQUA (JALA)

FUOCO (AGNI)

ARIA (VAYU)

SPAZIO (AKASHA)

5 ORGANI DI AZIONE (KARMENDRIYA)

5 ESSENZE SOTTILI (PANCHAJANAMATRA)

5 SENSI (ORGANI DI PERCEZIONE) JNANENDRIYA)

5 SOFFI VITALI (PANCHAPRANA)

5 SENSI INTERIORI

VOCIFERAZIONE

SUONO

ORECCHIO

NUTRIMENTO (SAMANA)

IL SOGGETTO DELLA CONOSCENZA

MANI

TATTO

PELLE

STRUTTURA ENERGETICA (VYANA)

MENTE

GAMBE

FORMA

OCCHIO

STRUTTURA NERVOSA (UDANA)

INTELLETTO SUPREMO (BUDDHI)

GENITALI

SAPORE

LINGUA

FLUSSO DEL PENSIERO (PRANA)

SENSO DELL IO (ANTARAKHARANA)

ORGANI DI ESCREZIONE

ODORE

NASO

ORGANI DI PROCREAZIONE, ESCREZIONE E RICAMBIO (APANA)

QUINTUPLICITÀ

1° MULADHARA CHACKRA

2° SVADHISTHANA CHAKRA

3° MANIPURA CHAKRA

4° ANAHATA CHAKRA

5° VISHUDDA CHAKRA

Il corpo così formato viene ancora suddiviso in tre parti che hanno a loro volta uno stato specifico:

  1. Corpo Grossolano: Stato di Veglia;
  2. Corpo Sottile: Stato di Sogno;
  3. Corpo Causale: Stato di Sonno Profondo.

Per alcuni studiosi ve n’ è anche un quarto:

4. Corpo Super Causale – Nessun stato

 

I 25 Elementi

Il Corpo Grossolano (fisico denso) è costituito da tutti i 25 Elementi:

TERRA(PRITHIVI)

ACQUA (JALA)

FUOCO (AGNI)

ARIA (VAYU)

SPAZIO(AKASHA)

OSSA

SANGUE

FAME

ATTIVITÀ

IRA

PELLE

SALIVA

SETE

MOVIMENTO

POSSESIVITÀ

CARNE

URINA

SONNO

VELOCITÀ

CONCUPISCENZA

VENE

MUCO

PIGRIZIA

VERGOGNA

SUPERBIA

CAPELLI

CERVELLO

FAMILIARITÀ

PAURA

INVIDIA

Le qualità grossolane

Il motivo dello strazio dell’uomo deriva da queste qualità grossolane. Esse portano alle quattro principali tribolazioni umane:

  1. Il Corpo
  2. La Mente
  3. La Ricchezza
  4. Il Sesso

Ve ne sono anche altre, ma derivano fondamentalmente da queste. Così nasce l’egoismo, che pungola continuamente l’essere umano. Vi sono principalmente quattro tipi di egoismo (i restanti sono riconducibili a questi 4 tipi). Essi sono:

  1. Orgoglio di Casta
  2. Vanità (Ricchezza, ecc.)
  3. Sentirsi Giovane
  4. Vanagloria del Sapere

 

Il Corpo Sottile

Il Corpo Sottile - Sukshma Deha - Luminoso - è formato da soli 18 principi elementari (la maggior parte dei testi ne riporta 17, in quanto in senso dell'io viene associato al buddhi).

TERRA (PRITHIVI)

ACQUA (JALA)

FUOCO (AGNI)

ARIA (VAYU)

SPAZIO (AKASHA)

5 ORGANI DI AZIONE (KARMENDRIYA)

5 ESSENZE SOTTILI (PANCHAJANMATRA)

5 SENSI (ORGANI DI PERCEZIONE) JNANENDRIYA

5 SOFFI VITALI (PANCHAPRANA)

5 SENSI INTERIORI

SUONO

ORECCHIO

NUTRIMENTO

TATTO

PELLE

STRUTTURA ENERGETICA

LA MENTE

FORMA

OCCHIO

STRUTTURA NERVOSA

INTELLETTO SUPERIORE

SAPORE

LINGUA

FLUSSO DEL PENSIERO

SENSO DELL IO

ODORE

NASO

ORGANI DI PROCREAZIONE, ESCREZIONE E RICAMBIO

Quindi, come possiamo notare dalla tabella, non fanno parte del corpo sottile - e se ne vanno quando muore il corpo grossolano - il soggetto della conoscenza e la quintuplicità dei cinque sensi interiori e tutti gli elementi dei cinque organi d’azione, cioè mani, gambe, genitali ed organi d’escrezione.

Il Corpo Sottile essendo composto anche dal pranomayakosha è formato dai cinque Prana.



 

I 5 Prana

Prana significa "soffio vitale", "respiro cosmico", "energia vitale", "energia cosmica a livello sottile", "respiro". Il termine prana sottende diversi significati. In quanto "energia vitale" appartiene allo stato sottile della manifestazione, alla struttura sottile dell'essere individuato. Si manifesta anche nel respiro, sebbene il prana non sia propriamente il respiro stesso; in questo senso, appartiene al flusso mentale-energetico, il quale trova espressione nell'attività funzionale dei vari gruppi di organi.

In quanto energia vitale, si estrinseca in cinque modalità funzionali che, a loro volta, impulsano determinati gruppi di organi fisici. Queste cinque funzioni sono dette Panchaprana: si tratta di cinque fluidi vitali che vitalizzano, attivano e sostengono il corpo. Essi sono:

  1. prana, o flusso superiore che controlla la parte superiore del corpo (pra=in avanti, attraverso il naso e la bocca);
  2. apana, che provvede alla parte inferiore del corpo e alle funzioni di generazione ed escrezione (apa-ana=respirazione che va verso il basso);
  3. vyana, che provvede alla parte centrale, quindi alla regione del cuore, pervade la totalità della struttura sottile (vy=lett. "che è diffuso" per tutto il corpo);
  4. udana, che è il flusso ascendente con il quale lo spirito vitale abbandona il corpo al momento della morte fisica o mediante il quale si eleva nella concentrazione profonda (ut=l'espirazione, che risale la gola e penetra la testa);
  5. samna, che provvede alla corretta assimilazione del nutrimento e alla equa distribuzione energetica nell'organismo (sam=la circolazione centrale, localizzata nella cavità dell'ombelico).

Jivi o anima individualizzata, significa "ciò che riceve prana"; l'anima si aggrappa all'energia vitale grazie alla sua abilità e intelligenza.

Il Brahman attiva il corpo per mezzo dei cinque prana, i flussi vitali, e consente di rivelarsi nel corpo stesso non appena la coscienza interiore raggiunge la purezza necessaria.

Il Corpo Sottile non può perire prima di aver attinto allo stato di liberazione finale, cioè quando l’anima diviene la Coscienza Suprema o Paramatma. Il Corpo sottile pertanto sopravvive alla decomposizione del corpo grossolano da cui fuoriesce per tornare a reincarnarsi fino alla liberazione finale (Mukti).

Il Jiva o Anima Individuale vive nel suo corpo sottile o mentale (in occidente si usa anche il termine “Astrale”) soltanto quando si trova nel suo stato di sogno, allora infatti, il mondo esteriore degli oggetti (Mahabuta) è estromesso e la coscienza va nel mondo delle idee.

Il Mentale nel corpo sottile porta con sé i Samskara che sono il risultato delle azioni passate.

Questo corpo (sottile) dipende, anche se in maniera indiretta, dal cibo, perché sebbene la qualità della nutrizione venga assorbita tramite il corpo grossolano, anche il mentale dipenderà dal cibo che assumiamo fino a quando sarà unito al corpo grossolano.

 

Il Corpo Causale e il Super Corpo Causale

Il Corpo Causale, che si trova nello stato di Sonno profondo, non ha più alcun elemento a parte la Conoscenza, dovuta dall’associazione della Coscienza con il principio della Conoscenza.

Il Corpo Super Causale, riportato solo da alcuni studiosi, mentre altri si fermano solo ai primi tre, è costituito di Pura Coscienza, non esiste più nulla se non il Sé Eterno (Brahman). Nella teologia questa Coscienza pura è Shiva e la sua manifestazione (potenza) è Shakti. Essa è la grande Madre dell’Universo che, in quanto Forza Vitale, risiede nel corpo dell’uomo al centro più basso, alla base del midollo, cosi come Shiva si realizza nel più alto centro cerebrale, il Sahasrara Chakra. Il Compimento dello yoga è l’unione di Lei e di Lui nel corpo del Sadhaka. Questa unione è Laya, dissoluzione del cosmo o realizzazione dell’Uomo.



 

L’Atma (o Jivi) è dappertutto, ma ai fini della meditazione, si può considerare che il principio vitale si trovi a circa 25 cm sopra l’ombelico, al centro del torace.



 

Secondo le antiche culture e filosofie orientali nel corpo vi sono 14 Mondi (Loka), 7 Mari (Oceani), 7 Montagne, tra cui il Monte Meru (la colonna vertebrale), 7 Isole, 7 Pianeti ed i famosi 7 chakra. Essi si trovano nell’aspetto spirituale dell’essere vivente. 

Questi mondi corrispondono ai livelli delle differenti metamerie (segmenti) dell’Asse cerebro-spinale. Il processo della creazione e la descrizione dei mondi non sono mere immaginazioni di un individuo, ma possono essere realmente sperimentati da chiunque si metta a meditare sul proprio corpo. Lo scopo di questa meditazione è di ripercorrere il cammino della creazione per giungere allo stato del Creatore. 

I 7 Chakra sono, nella realtà più intima, sette principali Piani di Coscienza che l’uomo deve salire tramite l’energia Kundalini (Conoscenza) fino a terminare la sua ascesa all’ultimo piano, dove l’anima individuale si fonde con il Sé. Questo è il vero Yoga. La meditazione ci permette di elevarci di coscienza e risvegliare così i vari chakra fino alla Liberazione o realizzazione. 

I Mondi

I 14 Mondi si suddividono in due: Mondi Superiori e Mondi Inferiori.

MONDI SUPERIORI

  • BHUR (LOKA) si trova nei piedi;
  • BHUVAR (LOKA) si trova nei genitali;
  • SVAR (LOKA) si trova nell’ombellico;
  • MAHAR (LOKA) si trova nel cuore;
  • JANA (LOKA) si trova nella gola;
  • TAPO (LOKA) si trova al centro della fronte;
  • SATYA (LOKA) si trova sulla sommità del capo.

MONDI INFERIORI

  • ATALA (LOKA) si trova nelle piante dei piedi;
  • VITALA (LOKA) si trova nelle unghie;
  • SUTALA (LOKA) si trova nei talloni;
  • TALATALA (LOKA) si trova nelle anche;
  • RASATALA (LOKA) si trova nei ginocchi;
  • MAHATALA (LOKA) si trova nelle cosce;
  • PATALA (LOKA) si trova nell’ano.

I 7 MARI (OCEANI)

  • Mare salato (Lavana): URINA;
  • Mare del succo di canna: SUDORE;
  • Mare di Vino: I SENSI;
  • Mare di Ghi: SPERMA;
  • Mare di Siero di Latte: MUCO;
  • Mare di Latte: SALIVA;
  • Mare di acqua Pura: LACRIME.

I 5 FUOCHI (AGNI)

  • Fuoco del Tempo (KALA AGNI), si trova nei piedi;
  • Fuoco della fame (KSHUDHA AGNI), si trova nell’ombelico;
  • Fuoco Freddo (SHITA AGNI), si trova nello stomaco;
  • Fuoco dell’Ira (KOPA AGNI), si trova nell’occhio;
  • Fuoco della Conoscenza (JNANA AGNI), si trova nel cuore;

I 7 CHAKRA (PRINCIPALI)

  • Muladhara Chakra, si trova tra l’ano ed i genitali;
  • Svadhisthana Chakra, si trova nei genitali;
  • Manipura Chakra, si trova nell’ ombelico;
  • Anahata Chakra, si trova nel cuore;
  • Vishudda Chakra, si trova nella gola;
  • Ajna Chakra, si trova tra i sopraccigli;
  • Sahasrara Chakra, si trova sulla sommità del capo

Tutto il creato è riassunto in questo composto dei cinque elementi chiamato JIVA (Anima Individuale).

L’Intero processo dell’evoluzione è dovuto dalla presenza della volontà di vivere e godere che è un effetto di Vasana (desiderio terreno) portato da una vita all’altra nei samskara (impressioni).

 

L'unione con il Divino

L’Uomo, nella sua essenza, è l’onnipotente Sé, che è pura coscienza (Shiva), ma in quanto mentale e corpo è la manifestazione della potenza di Shiva, cioè Shakti, la Madre. Dunque l’uomo è Shiva-Shakti. Per arrivare a tale stato bisogna salire sul Monte Meru (loro dimora) e quindi scalare dal basso (primo Chakra) la montagna fino ad arrivare in cima e trovare il Sé Shiva-Shakti (ultimo chakra). Questo yoga (Unione col Divino) viene sviluppato attraverso la meditazione e la coscienza dei vari stati di coscienza o centri sottili chiamati Chakra.

 

​Il Kundalini Yoga

 

Si dice che il centro “eterico” che tiene vivo il veicolo fisico corrisponda ad un centro "astrale" di quattro dimensioni. Tra essi però vi è una fodera o membrana fittamente tessuta, composta di un solo strato compresso di atomi fisici, che impedisce una prematura comunicazione tra i piani. Si sostiene inoltre che vi sia la maniera di praticare correttamente e sviluppare un’apertura, allo scopo di far passare attraverso codesto canale dai piani superiori molto più di quel che non vi passi ordinariamente. Ognuno di questi centri "sottili" ha determinate funzioni: nell’ombelico una semplice capacità di sentimento, nella milza un "viaggio cosciente" nello stato di sogno; nel cuore una "capacità di comprendere le vibrazioni di altre entità sottili e di armonizzarsi con esse"; nella gola una "capacità di udire sul piano astrale", tra i sopraccigli "la visione sottile" e al vertice del capo la perfezione di tutte le facoltà della vita astrale. Nel primo centro, alla base della spina dorsale, vi è il Fuoco del Serpente o Kundalini. Essa è tradizionalmente rappresentata da un serpente addormentato, avvolto intorno alla base della spina dorsale in tre giri e mezzo. Il suo nome deriva dalla parola “kundala”, che significa avvolto, arrotolato, spiraliforme. Nel mondo fisico si identifica con la vitalità o l’elettricità.

Si afferma che i centri sottili (chakra) completamente destati dal “Fuoco del Serpente” divengono apertura di comunicazione tra i corpi fisici e quelli sottili, risvegliando così un energia immensa che può distruggere e far impazzire l’uomo che non ha raggiunto per grado la liberazione, in quanto si risveglierebbero dei sensi che possono portare la mente alla distruzione. Infatti, si possono avvertire tutte le influenze esterne, alcune benefiche altre no, si diviene capaci di ricordare i vari viaggi sottili della nostra anima nelle varie esistenze, oppure divenire consci delle gioie e dei dolori altrui, fino a riprodurli su se stessi, si possono sentire voci "che sussurrano suggerimenti di ogni genere" oppure udire musiche o suoni meno piacevoli, si sviluppa la chiaroveggenza etc..

Lo yoga, praticato al fine di poter sviluppare queste siddhi (poteri) sono, da qualsiasi vero Maestro, totalmente sconsigliati in quanto l’uomo deve arrivare a Dio soltanto tramite un'accurata disciplina lenta e regolare che gli permetta di arrivare con coscienza alla Liberazione Finale.

I 7 chakra

 

I Chakra (dal sanscrito: "ruota", "cerchio", "movimento", "vortice") sono, secondo la antica dottrina indovedica dei Tantra, centri sottili d'azione presenti nel corpo umano di cui non si è consapevoli; sono estremamente importanti perché accumulano, elaborano e trasmettono l'energia vitale universale.

Per meglio comprendere i chakra dobbiamo comprendere il Cosmo e l'Uomo Cosmico.

Secondo l'antica scienza dello Yoga, il nostro microcosmo è un riflesso perfetto del macrocosmo: «come in alto, così in basso». I chakra sono una parte centrale di questa struttura.

La scienza moderna sta sempre più confermando quello che i saggi vedici hanno proclamato già migliaia di anni fa. Ad esempio, gli scienziati hanno dimostrato che l'Universo materiale è in realtà costituito di energia.

Questi centri di energia sottili dentro di noi, sono una realtà che possiamo percepire e sperimentare, anche se, tuttavia, attualmente non possono essere dimostrati e analizzati scientificamente con gli strumenti di laboratorio convenzionali.

I chakra fanno parte del nostro sistema nervoso sottile (astrale) che nelle Scritture vediche è chiamato "albero Ashvattha" o "albero della vita", il quale ha le sue radici in alto perché la sua linfa (Prana) discende dal Cosmo e viene immagazzinata nel Sahasrara chakra (il chakra più alto) e da qui scende nella spina dorsale che è il "tronco" dell'albero con i relativi chakra. Tramite i chakra, la linfa del prana viene distribuita in tutto il corpo attraverso i "rami" (nervi periferici) dando vitalità all'organismo e rendendo possibile l'attività sensoriale.

I Chakra possono essere definiti centri sottili d’azione nel corpo, delle potenze (shakti) dei vari principi che costituiscono le guaine corporee. Come tali, essendo centri sottili, li troviamo nel corpo Sottile, ma anche il corpo causale ha i suoi chakra fatti di pensieri, mentre il corpo fisico ha i corrispondenti plessi. Questi corpi comunicano tra loro attraverso i chakra grazie ad un intreccio di prana e coscienza.

I Chakra principali sono sette, di cui i primi cinque, dal Muladhara al Vishudda, sono i centri del Bhuta (le 5 forme della materia sensibile), invece il penultimo (Ajna) è un centro del tattva (stato o elemento) che costituisce le guaine mentali, infine l’ultimo chakra, cioè il Sahasrara (o fiore dai mille petali), si trova alla sommità del cervello ed è la sede di Parama-Shiva-Shakti che è lo stato di Pura Coscienza (Corpo Causale).

La teoria tantrica riguardante i Chakra e il Sahasrara concerne dal punto di vista fisiologico il sistema spinale centrale che comprende il cervello o encefalo, contenuto nel cranio ed il midollo spinale contenuto nella colonna vertebrale (Meru-Danda). È da notare che esistono cinque chakra, tante quante le regioni in cui si divide la colonna vertebrale, ovvero, a cominciare dal basso: la regione del coccige, la sacrale, la lombare, la dorsale, la cervicale. Ognuno di esse viene controllata da un chakra preciso. Il sistema centrale è collegato con quello periferico mediante 31 nervi spinali e 12 nervi cranici che vengono chiamate "nadi". Queste Nadi non devono essere identificati con i nervi fisici, bensì come linee sottili lungo le quali si trasmettono le forze vitali e in alcuni punti formano una specie di vortice che prende appunto il nome di chakra.



 

Kundalini

Alla base della spina dorsale troviamo la Kundalini Shakti (l’energia che crea l’intero cosmo). Quest’energia vive dormiente dentro di noi e viene raffigurata come un serpente (o drago) che giace arrotolato tre volte e mezzo intorno ai lingam (Chakra) e ricopre con la sua testa il Brahmadvara (ingresso allo Sushumna).

Lucente come il lampo, brilla nella cavità del primo chakra (Muladhara) come una catena di luci risplendenti. Essa è "Colei che sgomenta il mondo e conserva tutte le creature".

1. Muladhara chakra

 

Il primo chakra si chiama Muladhara (Mula=Radice e Dhara=Sostegno), poiché sta alla base della spina dorsale ed è la radice dove riposa la Kundalini. Si trova nella regione intermedia tra i genitali e l’ano. Ovviamente, questo come tutti gli altri chakra, non è possibile trovarlo nel corpo grossolano, in quanto fa parte del corpo sottile ed è visibile solo mediante una visione sottile (astrale). Questo Chakra è rappresentato da un fiore di loto color cremisi ed è formato da quattro petali, le cui vritti (qualità) sono le quattro forme di beatitudine: Paramananda, Sahajananda, Yogananda e Virananda.

Su questi petali vi sono incisi delle lettere o mantra d’oro (VAM – SHAM – SHAM (cerebrale) – SAM) su cui si può meditare per attivare il chakra.

Questo loto ed anche gli altri pendono a testa in giù, eccetto quando la Kundalini passa attraverso di essi, allora drizzano le corolle.

Il Muladhara Chakra viene considerato il centro della terra, infatti il suo Tattva (Elemento) è la terra. Al centro di esso vi risplende un mandala quadrangolare ed il suo mantra LAM. Il loto lo presiede la coscienza di Brahma (creatore) e la sua Shakti Savitri (manifestazione creatrice).

 

2. Svadhisthana chakra

 

Il secondo chakra è lo Svadhisthana, ed è il secondo fiore di loto, salendo verso l’alto. Prende il nome da Sva o Param Lingam. È un loto vermiglio a sei petali, posto nel centro spinale della regione situata alla radice dei genitali. Su questi petali, simili alle folgori vi sono le lettere BAM – BHAM – MAM – YAM – RAM – LAM. Il Tattva (elemento) di questo elemento è l’acqua. Il suo mantra è VAM. La deità che lo presiede è Vishnu (Hari) e Shakti Rakini "dall’aspetto furioso che mostra facilmente i denti".



 



 



 

 

3. Manipura chakra

 

Al di sopra del centro dell’ombelico vi è il terzo chakra: il loto Manipura. È chiamato così perché la presenza del Tejas (fuoco) ardente brilla come una gemma (Mani). È un fiore di loto a dieci petali su cui ci sono incise le lettere DAM (cerebrale) – DHAM (cerebrale) NAM (cerebrale) – THAM – TAM – DAM – DHAM – NAM – PAM – PHAM. Questa è la regione triangolare dell’elemento Fuoco (tejas tattva). Il rosso Bija (suono-mantra) del fuoco è RAM. La deità è il vecchio Rudra Rosso e la sua shakti Lakini, che quale dea di questo centro digestivo si dice sia "ghiottissima di carne animale". Ovviamente le shakti (energie manifestatrici) qui menzionate nei chakra sono le shakti dello stesso yogi, cioè le energie distribuite ad ognuno dei suoi centri corporei e la concentrazione su un certo centro può implicare la soddisfazione degli "appetiti" di una certa deità. Le shakti dei restanti centri più alti non sono carnivore. A partire da questi tre centri si sviluppa il Virat grossolano o stato di veglia.

 

​4. Anahata chakra

 

Il quarto centro si trova nella regione del cuore. Questo loto viene chiamato Anahata perché vi medita può sentire Anahata Shabda, il suono dello Shabda Brahman, il palpito della vita. Qui, a 25 cm circa dall’ombelico, vi dimora il Purusha come Jiva (Jivatma). Il suo colore è rosso. Questo chakra è la sede dell’albero (kalpataru) che esaudisce tutti i desideri. L’Anahata è dunque il grande chakra nel cuore di tutti gli esseri. Si dice che vi sia l’omkara associato con i tre guna. Il fiore di loto presenta dieci petali con le lettere vermiglie KAM, KHAM, GAM, GHAM, NAM (velare), CHAM, CHHAM, JAM. JHAM, NAM (palatale), TAM (Cerebrale) e THAM (cerebrale). Questo è il centro del Vayu Tattva (elemento Aria). La regione di Vayu ha due triangoli (sei angoli) che formano una stella; ha il colore del fumo perché è circondata da masse di vapore. Qui i deva sono: Isha, il governatore supremo dei primi tre chakra, la shakti Kakini e la Shakti in forma di traingolo invertito (Trikona) in cui vi è il bona lingam d’oro gioioso nell’ impeto del desiderio e lo Hamsa (cigno) come Jivatma simile ad una fiamma che brilla costante in un luogo senza vento. L’atma è cosi raffigurata perché come la fiamma non è disturbata dal vento, cosi l’atma in sé stessa non subisce l’influenza dei movimenti del mondo.

 

5. Vishudda chakra

 

Nel centro spinale della regione alla base della gola vi è il Vishudda Chakra con sedici petali di un color porpora scuro su cui ci sono 16 lettere col bindu sopra: AM – AM – IM – IM UM – UM – RIM – RIM – LRIM – LRIM – EM – AIM – OM – AUM e le due aspirazioni AM e AH. Si dice che questo chakra è cosi chiamato perché il Jiva si purifica (Vishudda) vedendo lo Hamsa (cigno). Qui vi è il bianco centro dell’etere Akasha Tattva, il cui bija (suono o mantra) è HAM, dove vi risiede Ivi, la Murti del Sadashiva dal corpo metà bianco e metà oro. Ivi è anche la bianca shakti la cui forma è luce. Vi è altresì la regione lunare, la porta che conduce alla grande liberazione. È in questo luogo che il jnani vede le tre porte del tempo.

 

Lalana Chakra – Chakra minore

Sopra il Vishudda, alla radice del palato vi è un chakra minore chiamato Lalana o Kalachakra, che nella maggior parte dei testi non è nominato. È un fiore rosso a dodici petali ed ha le seguenti qualità (vritti): Shradda (Fede); Santosha (Soddisfazione); Aparadha (Senso dell’errore); Dara (Autogoverno); Mana (Collera); Sneha (Affetto); Shuddata (Purezza); Arati (distacco); Sambhrama (agitazione); Urmi (appetito).

 

6. Ajna chakra

 

Nel sesto centro vi sono i tattva sottili del mentale e di prakriti. Il Chakra è chiamato così perché è qui che si riceve (dal di sopra) il comando (ajna) dal Guru (Dio). È un fiore di loto situato tra le sopracciglia, con due petali bianchi sui quali si trovano le lettere HAM e KSHAM. Esse completano il numero delle cinquanta lettere. Qui vi sono il Parama-Shiva nella forma del Cigno (Hamsa), Siddhakali la bianca Shakti, ed in esso vi è l’Atara Lingam, che splende come la folgore. I tre lingam sono dunque nei chakra Muladhara, Anahata, Ajna perché in questi tre centri la forza di Maya Shakti è molto potente. È questo il punto in cui converge ciascuno dei tre tattva associati con il fuoco, con il sole e con la luna. Nell’Ajna vi è la sede dei Tattva sottili, Mahat e Prakriti. Il primo è l’Antahkarana (senso dell’io) con i tre guna, cioè buddhi, chitta e ahamkara ed il suo effetto manas.

Comunemente si sostiene che proprio manas (Mente) sia il Tattva di questo chakra, comunque essendo il centro mentale, sono inclusi tutti gli aspetti del mentale ed i suoi derivati, come pure l’atma nella forma del pranava (Om) suo bija (Suono-mantra). Qui vi risplende l’atma, lucente come una fiamma. La luce di questa fiamma rende visibile tutto quello che si trova tra il muladhara ed il brahmaranddhra.

Contemplando questo fiore di loto, lo yogi guadagna ulteriori poteri (siddhi) e diventa monista (Advaitacharya). A proposito di questo chakra è importante dire che proprio da qui lo yogi in punto di morte lascia il suo prana per entrare nel Supremo Dio Primordiale (Sé).

Da questo centro e dalla prakriti causale esce il corpo sottile, conosciuto individualmente come tajasa e collettivamente (nell’aspetto di Ishvara) come Hiranyagarba.

Sopra l’Ajna Chakra vi sono altri due chakra minori chiamati Manas Chakra e Soma Chakra. Questi centri non sono menzionati nella maggior parte dei testi.

 

Chakra minori

Manas chakra

Il Chakra Manas è un fiore di loto a sei petali, sui quali si trovano le sensazioni dell’udito, tatto, vista, odorato e gusto. Si trovano anche le sensazioni del sogno.

Soma chakra

Sopra ancora vi è il Soma Chakra, un fiore di loto a sedici petali con le sue vritti (qualità). In questa regione vi è "la casa senza sostegno" dove gli yogi vedono il radioso Ishvara ed i sette corpi Causali. Qui la shakti viene rappresentata da un triangolo perché si manifesta nei tre aspetti di Volontà – Azione – Conoscenza.

 

7. Sahasrara chakra

 

Sopra l’Ajna vi è la regione causale ed è il fiore di loto dai mille petali chiamato Sahasrara. Questo supremo loto bianco reca tutte le lettere sanscrite ripetute 20 volte per ottenere 1000. Qui vi sono il Mahavayu ed il Chandramandala, ove si trova il Bindu Supremo "che tutti i Deva servono segretamente". Bindu come tale implica i Guna, ma significa anche il vuoto dello spazio e la luce suprema che non ha forma. Qui nella regione del loto supremo vi è il Guru, lo Shiva Supremo, insieme alla Suprema Nirvana Shakti, madre di tutti i mondi. Colui che ha conosciuto questa regione e quindi acquisito questo stato coscienziale del settimo chakra, non rinasce nel Samsara perché attraverso tale conoscenza ha spezzato tutti i legami che lo vincolavano. Il suo soggiorno terreno sarà limitato alla consumazione del karma già cominciato e non ancora esaurito. Egli diviene un Jivanmukta (liberato in vita) e quando il suo corpo fisico si dissolverà raggiungerà Moksha (la liberazione finale). Questo loto non ha Tattva , in quanto non ha attributi o qualità.

 

​​I Dieci Sensi - I dieci indriya

Indriya significa propriamente "potere". Indica sia la facoltà sia il suo organo corporeo, il cui insieme costituisce uno strumento sia di conoscenza che di azione. In definitiva sono i sensi, manifestantisi per mezzo di cinque organi di percezione, detti Jnanedriya: udito, tatto, vista, gusto, odorato.

Corrispondono anche ai cinque organi di azione, detti Karmendriya: prensione, locomozione, ingestione, escrezione e riproduzione. A tutti presiede Indra, il Signore degli Dei.

I sensi sono la prima forza motrice della mente e dell'illusione di cui questa soffre.

Ognuno dei cinque elementi (bhuta) ha una sua caratteristica che colpisce e attrae uno dei cinque sensi: il suono (dell'elemento akasha, spazio o etere) che stimola la mente per mezzo dell'udito; il tatto (vayu, aria) che richiama la mente per mezzo della pelle; la vista (agni, il fuoco) che stimola la mente per mezzo della forma percepita dall'occhio; il gusto (ap o jala, l'acqua) che attrae la mente attraverso il palato, la lingua; l'odorato (príthívi, la terra) che affascina la mente attraverso il naso.

I sensi mantengono il contatto con il mondo esterno per avere di codeste esperienze, le quali danno piacere o dolore. Per evitare di essere travolti dalle ondate della gioia e del dolore, si deve coltivare il disinteresse (upeksha), atteggiamento per il quale si accoglie tutto, gioia e dolore, come segno di grazia.

Gli Indriya, i sensi, devono essere utilizzati allo scopo di far crescere l'Ànanda spirituale, la Beatitudine interiore.

Come diceva Sai Baba: «se versiamo succo di frutta in un bicchiere, questo non ne sente il sapore; e neppure lo sente il palmo della mano che lo regge. Lo dovete succhiare con la cannuccia, che corrisponde ai sensi; poi ne sente il sapore la lingua, che sarebbe buddhi. Il succo di frutta è Prakrití, la natura che ci circonda. Assaporate la Dolcezza, che è la Divinità immanente in essa, il suo scopo e la sua ragion d'essere.

Il miglior modo di dare espressione alla vostra devozione al Signore è controllare i vostri sensi, perché essi corrono verso ciò che è temporale e grossolano e con ciò inquinano il cuore. Il solo dono, la sola offerta di valore che voglio da voi è il vostro cuore, quello di cui vi ho dotati. Non correte dietro a desideri sbagliati o a soddisfazioni colpevoli. Tutte le strade che vanno nel regno dei sensi sono tortuose e senza uscita; solo la via che conduce a Dio è diritta.

L'intelligenza deve essere la Signora e Padrona. Ogni volta che i sensi chiedono qualcosa, l'Intelligenza deve discriminare e chiedere: "quest'azione è conforme con la Divinità che è inerente in me?". Ciò varrà a prevenire lo svilimento».

 

Manas, la Mente

Dopo la descrizione dettagliata dei dieci indriya, Manas rappresenta l'undicesimo, in quanto possiede una duplice funzione: serve alla sensazione e all'azione, partecipa alle proprietà degli strumenti di sensazione e di azione, che centralizza in sé stessa. Perciò, la Mente viene anche vista come un karana, uno strumento. I sensi, pure, sono degli strumenti, impiegati a prendere contatto con la natura e a raccogliere informazioni sugli oggetti.

La Mente è uno strumento generale, che controlla e dirige i sensi, e come tale viene chiamato antah-karana, lo strumento interiore. Superiore alla Mente vi è il buddhi, l'intelletto che analizza e classifica le impressioni raccolte dalla Mente per mezzo dei sensi. La Mente dovrebbe essere subordinata a buddhi, ma di solito si fa serva dei sensi, cui toccherebbe invece rivestire il ruolo di servitori. Questo è il modo col quale la Mente porta l'uomo alla schiavitù.

Il corpo è come una torcia elettrica, e gli occhi sono la lampadina. L'intelletto è l'interruttore, ma la pila indispensabile è la Mente. Potete avere una lampadina nuova, potete aver premuto il bottone e tutta la lampada può essere in ottime condizioni, ma se non c'è la pila, la torcia non manda luce.

La filosofia ci dice non solo che la Mente decide della bontà o meno di una cosa o di un'esperienza, ma crea tutte le cose e tutte le esperienze. Senza la Mente non ci può essere né oggetto, né sentimento, né emozione. Nessuna materia! Essa si trastulla nei nomi e nelle forme, impone nome e forma e così giova a creare oggetti ed esperienze. Essa non può prender contatto né operare su ciò che è privo di nome e di forma. Ecco perché la Mente è impotente quando si deve meditare su ciò che non ha né nome, né forma. Essa si attacca sempre a nomi e rupa (forme).

Il quadro mentale si deve concretare come oggetto e come concetto, cosicché le shruti (Scritture) dichiarano: «tale lo stato mentale, tale l'oggetto».

La Mente umana non è un organo che non può essere identificato anatomicamente; non può essere toccata od operata da medici o da chirurghi. È un ammasso intangibile di decisioni e di dubbi, di pro e di contro. La sua trama e il suo ordito sono i desideri dell'uomo in relazione agli oggetti ed alle sensazioni esterne. Essa corre facilmente dietro ai piaceri esterni e prende la forma delle cose che cerca; ma, fortunatamente, può anche essere rivolta interiormente alla ricerca della soddisfazione e della gioia interiore. Per questa ragione si dice che la Mente può essere tanto uno strumento per la liberazione quanto una causa di schiavitù.

Se permettiamo che i sensi si rivolgano all’esterno, la Mente rafforza l'attaccamento alle cose esteriori. Se invece facciamo sì che l'intelligenza convinca la Mente a ricercare la beatitudine all'interno, essa libera l’uomo.

La Mente è condizionata dal cibo ingerito. La sottile trazione esercitata dagli alimenti la trascina con la sua qualità nella direzione di qualche desiderio che determina un indirizzo al flusso mentale. Per questa ragione tanto la Gita quanto tutti gli altri testi scritturali raccomandano cibo sattvico per le persone che si dedicano alla ricerca spirituale.

La Mente vuol dire desiderio, vuol dire sankalpa, qualcosa che si vuole. Quando l'Informale volle la Forma, sorse l'Universo; cosicché la Mente è il Principio Creativo, la Maya che desiderò il primissimo desiderio, quello di essere i Molti. Quando è nutrita di rajas, ossia di passione e di emozione, di attività e di avventura, galoppa nel mondo con lo slancio del desiderio e aiuta l'uomo a sprofondare nella palude. Se essa è nutrita di cibo tamasico che ottunde, inebria e acceca la ragione, induce all'ignavia e diventa incallita, inerte e negativa agli effetti dell'elevazione dell'uomo.

A questo proposito parleremo dei tre Guna.

 



 

I Tre Guna

Prakriti (Natura), cioè questa creazione (compreso ovviamente il corpo umano) è la somma di attributi o caratteristiche. I Guna, le tre qualità, vale a dire Tamas (inerzia ed illusione), Rajas (attività e sofferenza), Sattva (purezza e gioia) sono gli attributi di Prakriti.

La Natura non è altro che la permutazione e la combinazione di questi tre guna, lo stesso vale per i due attributi di agente e fruitore.

Il Jivi, il Sé individuale, quando è in contatto e s’identifica con il corpo immagina di fare esperienza del dolore e della gioia che sono le conseguenze dei tre guna. Il Purusha o Sé Eterno non ha nessun reale rapporto con essi. È soltanto il Testimone.

Sono i suoi attributi che fanno assumere a Prakriti molteplici forme. Riflettendo su questo punto, l’intero problema diverrà chiaro: l’uomo ora è felice, ora è disperato, ora ha paura, ora ha coraggio. Perché? Perché è forgiato così dai Guna. I Guna soltanto possono trasformare l’uomo da una condizione ad un'altra. Se i tre guna fossero in perfetto equilibrio non vi sarebbe alcun cambiamento nell’uomo. Ma questo è impossibile, poiché lo squilibrio c’è sempre.

Quando uno dei tre attributi è presente e gli altri sono latenti, Prakriti fa assumere all’uomo ruoli diversi.

Il corpo, come abbiamo già detto, è Prakriti, ma lo sono anche Manas (la mente) e buddhi (intelletto); perciò anch’essi mutano secondo la prevalenza o carenza di uno dei tre guna.

La Mente, quindi, possiede tre guna: Sattva (luce, beatitudine, bontà), rajas (passione, movimento) e tamas (inerzia, oscurità).

Nella mente vi sono tre vritti (qualità) corrispondenti ai tre guna.

  1. Shanta Vritti: la pace, l’equilibrio, l'armonia e il bilanciamento; essa è emanata dal Sattva Guna;
  2. Ghora Vritti: la collera, il movimento emanato dal Rajo Guna;
  3. Mudha Vritti: l'indolenza, la negligenza e la sonnolenza emanato dal Tamo Guna.

Sattva, Rajas, Tamas sono le tre "qualità costitutive" della natura, i suoi attributi.

Essi vengono definiti come gli attributi primordiali della sostanza-Prakriti, ovvero come i princìpi qualitativi della sostanza universale.