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MADRE TERESA

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«L'umiltà è l'inizio della Santità».

Madre Teresa di Calcutta (nome di battesimo Agnese Gonxha), figlia di un droghiere albanese, è nata nel 1910 nella cittadina macedone di Skopje. Entrata nel 1928 nella congregazione delle Suore di Loreto (irlandesi), venne inviata a Dajeeling, in India.
Nel 1948, dopo alcuni anni di insegnamento alla Saint Mary High School di Calcutta, un collegio per ragazze cattoliche, le giunge l'autorizzazione da Roma, con la firma di papa Pio XII, a lasciare il convento.

A trentasette anni, Suor Teresa indossa per la prima volta un "sari" (veste tradizionale delle donne indiane) bianco di un cotonato grezzo, ornato con un bordino azzurro, i colori della Vergine Maria. Va in giro chiedendo cibo e medicine, mendicando per curare e sfamare i suoi poveri. Dopo tre giorni apre una scuola, all'aria aperta, sotto un albero.

La sua abitazione è una baracca sterrata e lì porta quelli che non sono accolti negli ospedali. Nel febbraio 1949 Michele Gomez, funzionario dell'amministrazione statale, mette a disposizione di suor Teresa un locale all'ultimo piano di una casa di Creek Lane e lì giunge la prima consorella. Nell'autunno del 1950, Papa Pio XII autorizza ufficialmente la nuova istituzione, denominata "Congregazione delle Missionarie della Carità".

Durante l'inverno del 1952, un giorno in cui va cercando poveri, trova una donna che agonizza per la strada, troppo debole per lottare contro i topi che le rodono le dita dei piedi. La porta all'ospedale più vicino, dove, dopo molte difficoltà, la moribonda viene accettata. A Suor Teresa viene allora l'idea di chiedere all'amministrazione comunale l'attribuzione di un locale per accogliervi gli agonizzanti abbandonati.

Oltre alla vita che si spegne, la fondatrice guarda anche alla vita nascente con l'apertura della Casa dei bambini, "Shishu bhavan", dove accoglie i bambini abbandonati, trovati spesso nei bidoni della spazzatura.

Molti progetti della Madre si vanno realizzando, ma manca forse quello più ambizioso: togliere i lebbrosi, che lei definisce suoi figli prediletti, dagli slum. Va ogni giorno a trovarli e curarli nelle loro misere baracche ma spera di costruire per loro una città. Sa già che costruirà sul terreno di Asansol donatole dal governo, che dovranno abitarci 400 famiglie di lebbrosi e che la chiamerà "Città della Pace" (Chantinabal), ma le manca il danaro. Grazie ad aiuti e premi, viene costruito il villaggio della pace. All'interno della città ci sono i negozi, i giardini, l'ufficio postale e le scuole.

 

Ormai il nome di Madre Teresa varca i confini dell'India e così la sua congregazione viene aperta a Cocorote, in Venezuela, la prima casa delle Missionarie della Carità. E' il luglio del 1965.

Nel 1979 riceve il Premio Balzan e il Premio Nobel per la pace. Seguiranno molti altri attestati di stima e riconoscenza. Nel 1989 viene proclamata donna dell'anno.

Il profumo della carità di Madre Teresa ha raggiunto ormai i cinque continenti dove sono presenti più di 4000 dei suoi religiosi e religiose: in India le case sono 150, in altri paesi dell'Asia 30, in Oceania 10, in Europa 45, nelle Americhe 52 e in Africa 30.

Dopo aver speso la sua vita per i "poveri più poveri", Madre Teresa muore a Calcutta il 5 settembre 1997.

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La vita è un'opportunità, coglila.

La vita è bellezza, ammirala.

La vita è beatitudine, assaporala.

La vita è un sogno, fanne una realtà.

La vita è una sfida, affrontala.

La vita è un dovere, compilo.

La vita è un gioco, giocalo.

La vita è preziosa, abbine cura.

La vita è una ricchezza, conservala.

La vita è amore, godine.

La vita è un mistero, scoprilo.

La vita è una promessa, adempila.

La vita è tristezza, superala.

La vita è un inno, cantalo.

La vita è una lotta, vivila.

La vita è una gioia, gustala.

La vita è una croce, abbracciala.

La vita è un'avventura, rischiala.

La vita è pace, costruiscila.

La vita è felicità, meritala.

La vita è vita, difendila.

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