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Nel 1928 Shri Atma Ram Mehra, un appaltatore ferroviario, probabilmente uno dei primi visitatori che aveva incontrato lo Swami nella grotta, desiderava avere dei figli maschi, in quanto aveva soltanto figlie femmine; Gurudeva diede quattro manghi alla moglie di Shri Mehra che ebbe quattro figli. Tutti loro ricevettero il loro nome da Swami stesso. Il secondo figlio Shri Lal Krishna Mehra era uno dei devoti costanti della Gufa. Gli fu dato il mantra diksha dallo stesso Swami Purushottamananda .
Swami Balananda, che aveva incontrato Gurudeva verso la fine degli anni '30 ha scritto alcuni ricordi ed esperienze nel suo libro “Purushottama GathaPrem Sudha” (Storia di Purushottama - Nettare di Amore).
Egli Era originario del Kerala. Swami Balananda nella sua ricerca spirituale, raggiunse Rishikesh dove incontrò molti mahatma, ma nessuno lo soddisfò. Poi un sadhu gli suggerì di incontrare Swami Purushottamananda. Quando incontrò il maestro, ebbe una grande delusione perché Gurudeva lo redarguì di tornare a Rishikesh e fare lì la sua sadhana.
Il suo dolore fu davvero intenso che si diresse verso le rive del fiume Ganga che scorre vicino all'Ashram con l'intenzione di dare fien alla sua vita. Ma improvvisamente arrivò un brahmacharia che corse verso di lui dicendo che il loro guru desiderava incontrarlo. Swami Balananda ottenne poi la sua iniziazione.
Gurudeva era sintetico e conciso nei suoi discorsi. Aveva uno stile unico nel trasmettere un Messaggio.
Una volta un brahmacharia e un sannyasi suoi discepoli avevano dimenticato di tagliare l'erba della foresta per le mucche dell'Ashram. Gurudev non disse una parola, ma tranquillamente completò il compito da solo. Un'altra volta, durante un riposo pomeridiano dopo pranzo, ci si era dimenticati di lavare gli utensili. Quando i discepoli si svegliarono, trovarono che tutte le posate ed i piatti erano stati lavati e ordinati. Quando seppero che il loro Guru aveva pulito tutto si vergognarono parecchio.
Egli voleva fare in modo che gli ashramiti facessero varie attività fisiche come il livellamento del terreno o il giardinaggio, come parte della loro sadhana. Questo, diceva, si sarebbe rivelato molto utile per sradicare il loro tamo guna. Gurudeva stesso portò molte volte le mucche al pascolo nella foresta. Per altro, Egli aveva una mucca che si chiamava Radha e vi era particolarmente affezionato. Ma quando fu portata via da qualche animale selvaggio, il maestro non mostrò alcuna emozione.
Durante gli anni in cui Gurudeva visse nel sahaj samadhi della Gufa, centinaia di persone accorrevano per vederlo, non solo dalle pianure del nord dell'India ma da tutte le parti del paese e anche dall'estero.
Purushottamananda era un'incarnazione della bhakti e di jnana. Tutti venivano immediatamente attratti dalle sue risate da bambino che costantemente davano uno stato di beatitudine incredibile possibile solo da chi è in comunione costante con l'Essere Supremo. Al primo sguardo il maestro indovinava il carattere di una persona e cosa c'era nella sua mente.
Swami Jnanananada Giri, che veniva dalla Svizzera ma viveva in India, diede un resoconto entusiasmante del suo primo incontro con Gurudeva. Accade che, con un sorriso beatifico che esplose in un’allegra risata, Gurudeva prese una cartolina, ricevuta per posta quel giorno, e la sventolò prima che il suo visitatore potesse chiedere se conosceva quel paese. La cartolina postale era di Zurigo in Svizzera, raffigurante quella parte della città dove Swami Jnanananda Giri era nato!
Una volta l'ambasciatore della Svizzera incontrò il maestro e chiese se non sarebbe stato meglio per il benessere dell’umanità se vivesse in mezzo al mondo piuttosto che in solitudine in una grotta; Egli, nel suo inimitabile stile Gurudeva rispose: «Seduto in una grotta, si possono influenzare le menti delle persone lontane. Si possono persino muovere le montagne! Non è necessario andare lì». Il diplomatico era sbalordito.
Nel lontano 1953, Dottor. K. M. Munshi, ex-Governatore di U.P. (fondatore del Bharatiya Vidya Bhavan) visitò la Vashistha Gufa. Ecco cosa scrisse in proposito:
«Ho scoperto in Lui una conoscenza dei Veda profonda; i suoi modi sono semplici, innocenti, quasi infantili; lui sorride sempre e per tutto il tempo. Solitudine, fame e cento altri dolori non significano nulla per lui; vive una vita reale, guidata da Dio che gli dà gioia e pace perpetua. Ha vinto questo stato dopo anni di sadhana.
Prima di partire egli mi ammonì: mi chiese se ne avessi avuto abbastanza del mio modo di vivere. Disse che era giunto il momento di realizzare chi io fossi veramente. «Vorrei poterlo fare» risposi».
Il Dottor. Marion Wenger dell'Università di California ed il Dottor. B. K Bagchi dell'Università del Michigan Medical School vennero in India nel 1957 per condurre una ricerca sugli yogi. Trovarono alcuni Yogi che permisero loro di legare degli elettrodi sulla pelle durante lo stato di trance o profonda meditazione. Scoprirono così che molti yogi possono rallentare il cuore fino a che nessun battito venga rilevato dallo stetoscopio per tre o quattro minuti. Quando incontrarono Gurudeva rimasero stupiti nel vedere la sua notevole capacità di sudare in abbondanza secondo la sua volontà, visualizzando sé stesso in un clima caldo, mentre si trovava in una grotta himalayana di inverno, quasi nudo.
Gurudeva ogni tanto andava a sud. Così, una volta, durante una visita a Madras, Gurudeva incontrò Shri T. R. Srinivasan, un visitatore abituale del Ramakrishna Mutt.
Srinivasanji era un appassionato sadhaka e andò verso Gurudeva, lo seguì in molti altri posti fuori da Madras. Anche lui raccontò la sua esperienza che fu poi pubblicata dal Trust di Sri Purushottamananda, durante la commemorazione del 125° compleanno dello Swami.
Una volta Srinivasanji andò a sentire un discorso fatto da Swami in un auditorium per due giorni consecutivi. Il primo giorno trovò Gurudeva ricoperto ed inghiottito totalmente dalla luce. Il secondo giorno scoprì che il suo aspetto era simile a quello del Signore Narasimha.
In una particolare occasione, in Kerala, Purushottamananda stava parlando di Cristo e Srinivasanji riuscì vedere un alone attorno a lui. Non era una semplice illusione ottica, in quanto anche uno sconosciuto seduto accanto a lui fece la stessa osservazione.
Una volta Srinivasanji portò Gurudeva a casa di un suo amico, il Prof. U. S. Ramachandran, il quale disse a Gurudeva che aveva subito un intervento chirurgico nel suo stomaco ma non aveva tratto minimamente sollievo dal dolore. Allora Gurudev mise la sua mano sul suo stomaco e il dolore cessò immediatamente e definitivamente.
Nel 1952 quando il maestro andò nel Kerala, si fermò a Pullad per incontrare un amico d'infanzia...