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SWAMI PURUSHOTTAMANANDA - PARTE 5
 

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MAHASAMADHI | Nel febbraio 1961, all’età di 82 anni, Gurdeva si ammalò e rifiutò di vedere qualsiasi medico.

Alcuni eventi precedenti al mahasamadhi di Gurudev, sono stati descritti da Swami Nirvedanandaji.

Un episodio importante si svolse di sabato, l’undicesimo giorno del mese, durante l’Ekadashi. Non badando alla sua malattia, Swamiji fece il bagno al mattino presto. Poi chiamò tutti i discepoli dell'Ashram in camera sua. Chiese se tutti avevano fatto le abluzioni giornaliere, e le pratiche mattutine, poi si rivolse a coloro che non avevano ancora adempito ai vari rituali invitandoli ad eseguirli nel più breve tempo possibile per poi tornare da lui. Quando tutti furono pronti, disse loro di sedersi in posizione eretta o in qualche asana senza toccarsi l’un con l’altro. Seduto sul divano fece recitare alcuni Sloka ed inni vedici. Dopo aver dato alcuni consigli, regalò all’assemblea un bellissimo sermone sull’ eterno e puro Atman, nel quale sottolineò l'importanza della totale arresa a Dio e di come dipendesse ogni cosa da Lui. Citò la propria vita come un esempio di grazia divina, cioè, come l'Ashrama era cresciuto senza il minimo sforzo o ansia da parte sua.

Un altro argomento importante che trattò si riferiva a come l’uomo deve essere sincero in tutto, pregare il Signore con un cuore puro e vivere con un amore reciproco.

Ad alcuni suoi discepoli che vivevano lontano, diede certe istruzioni attraverso lettere che venivano scritte da altri sotto dettatura di Swami-ji.

Egli non voleva che si parlasse della sua malattia, così chiese a tutti i discepoli di leggere ogni lettera e quando trovò, in una o due lettere, dei riferimenti sulla sua malattia li fece distruggere, chiedendo di riscriverle rigorosamente secondo le sue istruzioni. Pertanto, anche se gli Ashramiti desideravano informare qualche guru o devoto lontano in quel momento, furono impossibilitati ad inviare quei messaggi.

Oltre a vari consigli spirituali generali, Swami-ji diede istruzioni individuali anche ad alcuni presenti. Poi esortò tutti a non perdersi di coraggio mai e spiegò che presto avrebbe lasciato la forma fisica. Benedisse alcuni di loro con una pacca sulla spalla quando si inginocchiarono davanti a lui.

Questo suo modo di accomiatarsi ci ricorda quello che il suo Guru, Swami Brahmananda-ji, disse durante i suoi ultimi giorni. Dice il suo biografo:

«Poi chiamò tutti i discepoli e devoti che erano presenti al suo fianco. Per ciascuno diede una benedizione e una parola affettuosa». «Oh miei bambini», disse loro teneramente: «Non dimenticate mai Dio e realizzerete il Bene Supremo. Non rattristatevi. Io sarò sempre con voi».

Il giorno seguente, cioè il 12 febbraio, le condizioni di Gurudeva non mostrarono alcun miglioramento. Due medici e uno specialista vennero a trovarlo e gli consigliarono il riposo completo. Ma Purushottamananda parlava energeticamente anche a loro dando qualche consiglio su questioni spirituali e regalando una copia del suo libro “Talenti spirituali”. Gurudeva continuava a chiedere in quale giorno fosse stato il MahaShivratri.

Lunedì 13 febbraio 1961 arrivò il giorno di Mahsivaratri.

Il maestro si svegliò la mattina presto e fece il suo bagno. Gli Ashramiti che facevano la veglia giorno e notte, occupandosi di lui dal giorno in cui si era ammalato, lo videro. Egli chiese a un discepolo di sedersi vicino alla porta e leggere l'ottavo capitolo della Bhagavad Gita (Il discorso sull’ Immortale Brahman) e l'undicesimo capitolo di Sri Durga Saptasati.

Durante tutte le occasioni sacre come Shivaratri, era un'usanza della gente dei villaggi vicini, che visitavano la Gufa, fare il bagno nel Gange. Quell'anno, nonostante l'umidità e il freddo, molte persone vennero e tra loro c'era un’anziana donna bramina molto devota a Gurudev. Fu la prima che ebbe il bhiksha da Gurudev, quando si stabilì nella Vashistha Gufa. Suo figlio era il ragazzo che aveva dato un pò di sale al maestro tempo prima. Lo swami non aveva mai dimenticato quell’azione. Quando arrivò per salutare Gurudeva, un brahmacharia le portò un nuovo abito (Jari e dhoti) e due rupie. La donna non voleva accettarlo ma quando lo Swami le disse di prenderli, lei li accettò come Prasad.

Fu così che durante l’evento sacro e benedetto del Mahasivaratri, il 13 febbraio 1961 alle 10.50 di sera Swami Purushottamananda entrò in mahasamadhi.

Era il secondo quarto (prahara) del Mahasivaratri. Dei quattro praharas, il secondo è considerato quello più di buon auspicio come la mezzanotte (Sandhya). Avvenne proprio alla fine di questo quarto. Si crede anche che in questo periodo (secondo “quarto”) il Supremo Brahman si manifesta sotto forma di Jyotir Lingam. Infatti avvenne nell’esatto momento in cui si manifestava il Lingodbhava di Sai Baba)

La Madre Terra si sollevò per vedere il suo amato figlio partire. Ci fu un leggero terremoto proprio al momento del Samadhi.

 

IL SUO MESSAGGIO | Fortunati sono quelli che vissero sotto l’insegnamento e la compagnia spirituale di Gurudev. La vita di Gurudev era il suo messaggio. Ancora oggi all'ingresso dell’ashram si legge il messaggio centrale di Gufa Gurudev:

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«Cosa stiamo cercando? Beatitudine! Quello che stiamo cercando è dentro di noi. Dentro di noi vi è un enorme oceano ruggente di beatitudine divina e infinita, una sola goccia può completamente distruggere tutte le nostre pene per sempre e ci trasporta verso il più alto stato di estasi. Ma stupidamente lo cerchiamo al di fuori. Immaginare che la moglie, i figli, la ricchezza, il nome, la fama, eccetera, possono portare felicità è una mera illusione. Il nostro stato è come quello di un cervo che contiene il muschio nel suo stesso ombelico ma per ignoranza cerca quel profumo divino attorno a lui, nell’ambiente, negli alberi, nei rampicanti, nell’erba. Gli insegnamenti dei nostri grandi saggi possono, perciò, donarci pura ed eterna beatitudine».