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LO YOGA

«YOGA CITTA VRITTI NIRODAH»

«Yoga è l'estinzione delle agitazioni della coscienza»

La parola yoga significa “unione con il Divino”. Con yoga si intende la Sadhana (il metodo) per unirsi con il nostro Sé.

Esistono vari tipi di yoga, ma il fine è unico per tutti.

Le quattro principali tecniche insegnate nelle Sacre Scritture (Bhagavad Ghita) e da Sai Baba sono:

1. Karma yoga: lo Yoga dell’azione disinteressata (senza desiderare i suoi frutti);

2. Bhakti yoga o Prema Yoga: lo Yoga dell’amore devozionale;

3. Jnana Yoga: lo Yoga della Conoscenza;

4. Raja Yoga: lo Yoga della Contemplazione.

Il Raja Yoga è il sentiero della contemplazione. Concentrando la sua mente, lo Yogi osserva la natura della sua mente interiore, trae spiegazioni razionali ed infine contempla Il Divino.

Il Karma Yoga è il sentiero dell’azione. Si stabilisce l’unione con Dio elevando e sublimando le proprie azioni. Il Karma Yogi si sente felice mentre lavora ed agisce; offre al Signore qualunque frutto dei risultati delle sue azioni. Egli agisce pur non agendo per se stesso, quindi non produce nessun karma.

Il Bhakti Yoga o Prema Yoga è il sentiero dell’amore e della devozione al Divino. Dio è presente in tutti gli esseri come Amore. Solo l’Amore propaga gioia e felicità a tutti. Quando il devoto raggiunge questa consapevolezza, percepisce il Divino come Dio d’amore puro e disinteressato.

Lo Jnana Yoga è il sentiero per raggiungere Dio tramite la Conoscenza e la messa in pratica dei Suoi Insegnamenti. Lo Jnani Yogi si accosta a Dio cercando la forza spirituale e vive in solitudine per respingere e vigilare le tentazioni sui sensi. La Conoscenza è la sua sola confidente, Egli non ha altra spinta o attaccamento. Una volta avuto l’esperienza dell’anima, lo Yogi vede e sperimenta solo un fiume di beatitudine nella propria coscienza e si realizza come il "tutto".

Questi quattro principali yoga, seppur divisi, sono in realtà un'unica strada con i suoi quattro stadi per trovare Dio, infatti l’uno sviluppa l’altro. Si incomincia dall’interiorizzarsi (Raja Yoga), poi si offrono le proprie azioni a Dio (Karma Yoga), quindi sviluppa il proprio amore e la totale devozione (Bhakti Yoga), infine si trova la Conoscenza (Jnana Yoga). Ecco perché nella Ghita si narra che il Signore Krishna dice ad Arjuna che ciascuno di questi Yoga è migliore dell’altro. Proprio perché essi si fondono e non può esistere l’uno senza l’altro.

 

Oltre a questi, ci sono infiniti altri tipi di Yoga, come ad esempio: Japa Yoga, lo Yoga della ripetizione del Nome di Dio; Abhyasa Yoga; Hatha Yoga lo Yoga del controllo del corpo; Mantra Yoga; lo Yoga basato sulle Sacre formule; Sabda Yoga, lo Yoga del suono; Tantra Yoga, lo Yoga dell’esperienza diretta.

Si può affermare che ci siano tanti yoga quanti gli aspiranti spirituali, tuttavia la maggior parte sono sconsigliati per l’epoca attuale.

Bisogna comunque stare attenti ad imparare i vari Yoga ed ai maestri che cercano di insegnarlo, in quanto la maggior parte, seppur famosi, non hanno realizzato il Divino, ma ingrandito il loro ego a causa della notorietà e fama. Quindi il nostro consiglio non può che non essere d’accordo con quello di Swami, che riportiamo di seguito.

Il 22 Novembre 1970 Sai Baba afferma: «Alcuni sono attratti da varie discipline, quali Hatha Yoga, Kriya Yoga, Raja Yoga, che affermano di aiutare l’uomo a realizzare il Sé. Devo dirvi però che nessuna di queste vi farà realizzare Dio, e ve lo ripeto ben chiaramente! Solo Prema Yoga, la disciplina dell’amore, può condurvi a Dio».

 

Lo yoga conferisce la Conoscenza, portando l’uomo alla liberazione finale. Lo Yoga è come il fuoco, brucia tutti i peccati e purifica l’antahkarana (il senso dell’io). Solo lo yoga può distruggere gli impulsi, le passioni, il richiamo dei sensi.

La sua dottrina (Yoga Shastra) sostiene che allo scopo di eliminare l’accerchiamento sempre crescente delle agitazioni mentali e per purificare la mente bisogna usare certe tecniche le quali hanno lo scopo di far salire l’energia Kundalini latente nell’uomo.

 

Lo Yoga ha delle branchie ausiliarie (anga) ed è per questo chiamato anche Ashtana (dalle otto membra). Esse sono:

YAMA (restrizioni);

NYAMA (prescrizioni);

ASANA (posizioni del corpo);

PRANAYAMA (controllo del respiro);

PRATYAHARA (ritiro dei sensi);

DHARANA (concentrazione);

DHYANA (contemplazione o meditazione);

SAMADHI (Estasi).

Andiamo ora a descrivere in dettaglio ogni stadio o stato.

Le prime due branchie YAMA e NYAMA sono quelle fondamentali, infatti sono come i due occhi dell’uomo, indispensabili per poter vedere milioni di cose. Essi si suddividono in dieci caratteristiche ciascuno , fondamentali per la realizzazione dello yogi.

1) YAMA – Le Restrizioni

  1. Non Violenza (Ahimsa);
  2. Verità (Satya);
  3. Non rubare (Astheya);
  4. Castità (Bramacharya);
  5. Compassione (Daya);
  6. Onestà (Arjava);
  7. Pazienza, perdono ( Kshata);
  8. Costanza, fermezza (Dhriti);
  9. Frugalità nel cibo (Mitaharani);
  10. Pulizia, purezza (Shaucha).

2) NIYAMA – Le Prescrizioni

  1. Penitenza (Tapas);
  2. Accontentarsi ( Santosha);
  3. Fede (Astikya Buddhi);
  4. Generosità (Dana);
  5. Adorazione, culto a Dio (Ishvara Puja);
  6. Studio Sacre Scritture (Vedantavakya Shravana);
  7. Pudore (Lajja);
  8. Essere vigilanti (Mati);
  9. Preghiere (Japa);
  10. Osservanza dei voti (Vrata).

3) ASANA – Posizioni del Corpo

Lo yoga consiste anche nell’adottare delle posture (Asana) del corpo corrette che permettono il giusto fruire dell’energia, permettono di controllare la mente più a lungo ed aiutano la mente e gli organi del corpo a funzionare al meglio. Ne esistono molte varietà (circa 84.000) ma le principali e le più usate sono cinque:

  1. Siddhasana o Padmasana (Posizione del Loto);
  2. Baddha Padmasana (Posizione del loto chiuso);
  3. Sarvangasana (posizione della candela);
  4. Mayurasana (posizione del pavone);
  5. Paschimottanasana (posizione della pinza seduta).

4) PRANAYAMA - Controllo del respiro

Il termine pranayama si riferisce solitamente al controllo del respiro mediante la regolazione dell’espirazione ed inspirazione. Anche qui vi sono tantissime tecniche, ma sono molto pericolose, quindi si dovrebbero adottare solo quelle senza controindicazioni e che giovano davvero alla realizzazione del Sé. Il controllo dei cinque soffi vitali del prana (Panchaprana) non è una cosa da prendere con leggerezza, esso infatti non è accessibile se non a coloro che ritengono davvero irreale il complesso dell’Universo.

La migliore tecnica è il pranayama leggero o laghupranayama, sistema semplificato di controllo del respiro. Con questa efficace tecnica senza controindicazioni, mente e corpo vengono purificati. Bisogna applicare la tecnica in maniera rigorosa, seseguendo:

  1. INSPIRAZIONE - durata tre secondi;
  2. APNEA - durata otto secondi;
  3. ESPIRAZIONE - durata quattro secondi.

Questo metodo (come qualsiasi altro) dovrebbe essere accompagnato da una vera conoscenza, bisogna avere la giusta visione che il mondo è irreale e temporaneo. Che esso è soggetto ad evoluzione ed involuzione. È vano attendere la fine del mondo per capirlo, è sufficiente correggere il proprio angolo di visione. Ecco in cosa consiste il vero controllo dell’energia vitale. Occorre, infatti, associare un mantra cosi da rendere la pratica ancora più proficua.

Il controllo del respiro (con i tempi sopraindicati) deve essere praticato con cura per tre mesi, dopo i quali si potrà raddoppiare la durata. Dopo sei mesi passati in questa pratica costante le attività dei sensi vengono annullate!

Ovviamente non deve essere fatto solo come un utile esercizio fisico, ma praticato con fede ed amore. Inoltre occorre osservare la purezza del cibo, la continenza (bramacharya), la moderazione nel parlare ed una vita solitaria.

5) PRATYAHARA - Ritiro dei sensi

Infine una volta ottenuta questa reale visione ossia che tutto il creato è mantenuto da un illusione, lo yogi ritira la sua mente dal mondo e abbandona la sua attitudine egoista e materialista. Allorchè ci si accorge che gli obbiettivi perseguiti sono effimeri ed insensati, egli si sente disilluso. Da qui ha inizio nella coscienza una nuova luce : lo stadio di Pratyahara.

6) DHARANA - Concentrazione

Dopo aver raggiunto lo stato del ritiro dei sensi, possiamo passare al sesto stadio : Daharana. È l’attitudine costante della coscienza. La concentrazione totale sul Sé (Dio), lo sguardo costante sulla Realtà.

Per sviluppare questa virtù, non bisogna mai usare la forza, poiché la concentrazione si può sviluppare solo attraverso la dolcezza e ad un paziente esercizio.

7) DHYANA - Contemplazione o meditazione

Lo stato della meditazione profonda, cioè dove la coscienza dimora permanentemente (grazie alla concentrazione sviluppata) nella conoscenza del Sé, al punto tale che, chi possiede questa coscienza diviene la personificazione stessa della Conoscenza più elevata.

​8) SAMADHI - Estasi

Lo Yogi, una volta fuso con l’effetto della meditazione entra nell’ottavo (ed ultimo) stato : Il Samadhi. Quindi mentre la meditazione (Dhyana) nasce da uno strenuo impegno e  sforzo volontario, il samadhi sopraggiunge senza forzo o volontà. Esso è il frutto di una meditazione perfetta, il momento più caro allo yogi, il marchio della Grazia Divina.

Il Samadhi si presenta sotto due forme: Savikalpa Samadhi e Nirvikalpa Samadhi

Nel Savikalpa, continua ancora a sussistere la triplice natura del conoscitore, dell’atto del conoscere e del Conosciuto.

Nel Nirvikalpa invece, lo yogi giunge alla conclusione che esso stesso è il Sé, Egli è il Conoscitore ed il Conosciuto. Infatti entrambi sono la stessa medesima cosa, allora non cè più alcun “vikalpa” (attività).

Il samadhi è come un oceano entro cui tutte le discipline spirituali vanno a gettarsi ed i sette torrenti (yama, nyama, asana, pranayama, prathyara, dharana, dhyana) trovano la loro finale consumazione. In questo oceano sparisce ogni traccia di nome e forma. Non si ha più nessuna esperienza cosciente. È l’assenza di pensiero e di qualsiasi altra cosa. È la fine dell’essere individuale, che si rivela nel meraviglioso Sé.

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