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Nel 1918 Swami Nirmalandaji chiamò Neelakantan e gli disse: «Il tuo Dio è venuto. Ti darà il Mantra Diksha».
Ottenere il Mantra Diksha dal figlio spirituale di Sri Ramakrishna Parmahamsa era già una testimonianza eloquente del calibro spirituale di questo futuro Swami Purushottamananda-ji.
Egli sentiva di essere stato iniziato da Signore Dakshinamurthy stesso.
Dopo l’iniziazione, gli venne dato l’ordine di Sannyasa dall'allora presidente della Missione Ramakrishna, Swami Sivananda-ji Maharaj (secondo presidente) noto come Mahapurush Maharaj.
Ad Ottobre 1923 durante il Kartika Purnima gli fu dato il nome monastico di Purushottamanda. Che nome appropriato!
Subito dopo la nomina di sannyasa, anche se restò strettamente associato con le attività della Missione Ramakrishna in quanto possedeva una notevole capacità organizzativa, Gurudeva (Swami Purushottamananda) si dimise dall'organizzazione per seguire la chiamata Divina del suo cuore. Scelse così di diventare un rinunciante. Partì per le Deva Bhoomi (Terre degli Dei) dell’Himalaya. Tutto questo era stato previsto da Swami Nirmalananda, che una volta gli aveva letto il palmo della mano.
Nel suo vagare Gurudeva dovette subire molte privazioni, sopportando atroci sofferenze fisiche che, a volte, misero in serio repentaglio perfino la sua vita.
Nella sua autobiografia, Swami ha citato varie esperienze difficili, che tuttavia non lo scoraggiarono mai. Aveva anche cercato di annegarsi nel Gange ma il fiume decise che non era ancora arrivata la sua ora e lo respinse nelle rive.
Tali incidenti lo convinsero che il Signore voleva che vivesse, per portare avanti il Suo lavoro.
Un giorno mentre si trovava ad Uttarkashi, Gurudeva sviluppò una brutta febbre che si trasformò in una dissenteria sanguinante. Gli fu subito consigliato da un suo amico di tornare a Sud, dato che il freddo clima himalayano era inospitale per le sue condizioni fisiche e, anche a causa della sua precedente malattia alle gambe, viaggiare continuamente a piedi non era facile, ma Gurudeva non lo ascoltò. Dopo aver viaggiato in vari centri di pellegrinaggio come Badri, Kedar, Gangotri, Brindavan ecc., Gurudev andò Brahmapuri vicino Rishikesh. Così un giorno, dopo aver meditato in una giungla vicino allo Swarg Ashram, si vide avvolto dalla Luce e si sentì totalmente risucchiato da questa luminosità. Egli confermò più avanti che quest'esperienza fu il primo segnale all'autorealizzazione.
Più tardi, incontrò un funzionario del Dipartimento forestale che gli parlò della Vashistha Gufa (Caverna di Vashistha) esaltando tutte le sue virtù, aggiungendo inoltre che era il miglior posto per fare tapas. Solo sentendo il nome, la mente di Swami Purushottamananda fu rapita dalla VashisthaGufa e aspettò con ansia l'opportunità di poterci andare. La preziosa fortuna arrivò nel giugno del 1928.
Viaggiò lungo la riva del fiume ed in alcuni tratti dovette nuotare ma raggiunse la grotta. Era estremamente felice di poter vedere finalmente la sacra caverna.
Li viveva un uomo molto ricco che era indifferente ai sadhu. Fortunatamente però c'era anche un Brahmacharia in una piccola grotta adiacente che gli offrì qualche pasto. Purtroppo però pochi giorni dopo arrivò una pioggia torrenziale che sommerse nell'acqua l’intera grotta, così Gurudeva dovette andarsene da quel sacro luogo. Ma il posto rimase ben inciso nella sua mente ed era determinato a tornare il più presto possibile. Difatti l'anno seguente tornò di nuovo e raggiunse la Gufa a tarda sera.
Il ricco era lì immobile ed aveva un assistente pahadi. Gurudeva richiese alcune disposizioni per poter cucinare il suo frugale pasto e persino si offrì a pagare loro l’eventuale disturbo. Ma il ricco uomo rifiutò asserendo che non aveva niente con lui. L'addetto pahadi invece, che era un bramino, intervenne offrendosi di portarlo a casa sua dove avrebbe potuto offrire cibo e riparo per la notte. Poco tempo dopo il ricco uomo che viveva nella grotta principale lasciò il suo posto, ma non prima di aver subito un cambiamento di cuore e carattere. Da quel momento in poi Gurudeva rimase nella VashisthaGufa per sempre.
Una volta, su insistenza del suo mentore Swami Nirmalananda, Purushottamananda, andò in Kerala per qualche lavoro nell’ ashram Ramakrishna. Ma egli non voleva rimanere più invischiato in affari banali e tornò subito alla Gufa. Doveva periodicamente andare al vicino villaggio distante circa 5 km per fare la sua bhiksha (elemosina). In questi periodi non mancarono problemi per procurarsi fiammiferi e cibo.
Nella sua autobiografia, Gurudeva ha scritto anche di piccoli atti di gentilezza verso di lui. Una volta mentre andava ad elemosinare nel villaggio, gli fu dato un poò di sale da un ragazzo. Il sale, in quei luoghi, era un bene così prezioso che gli abitanti del villaggio non se ne sarebbero mai separati. Toccato da questa gentilezza, Swami Purushottamananda chiese al ragazzo cosa avrebbe voluto avere. Quando il ragazzo rispose che voleva studiare, Gurudeva iniziò ad insegnare, sia a lui che ad alcuni ragazzi.
Più tardi con l'aiuto del Rajah di Garhwal, Swami riuscì ad aprire una scuola a Goolar che ancora oggi funziona come Università.
Oggi, durante eventi importanti come il compleanno di Gurudeva, i bambini delle scuole di Goolar sono invitati a prendere parte alla festa ed a tutti gli studenti vengono dati maglioni, divise, ecc. Tra l’altro, i bambini del college di Goolar sono una parte importante di tutte le festività dell'Ashram.
Gurudev trascorse molti anni nella Gufa in meditazione profonda.
Dalla Bhakti (Devozione) era sbocciata la Jnana (Conoscenza).